Il 3 maggio Cutro festeggia il S.S. Crocifisso. Ogni anno, dall’ultima settimana di aprile, la città degli Scacchi e del pane vive giorni pieni di spiritualità e preghiera.
Una ricorrenza che unisce la popolazione cutrese e i tanti emigrati che tornano appositamente per la festa molto sentita non solo per ragioni cristiane e di fede, ma anche per il senso di appartenenza. Sì, perché in fondo questa è anche l’occasione del “rientro”. E quindi ritornano i giovani e le famiglie che per motivi di studio o di lavoro vivono altrove, ritornano con l’entusiasmo e la gioia di chi riabbraccia i propri cari, i propri compaesani, ma anche radici e tradizioni immortali, che rimangono nel cuore.
Quando ogni anno si avvicina il tempo della festa i cutresi sparsi in tutto lo stivale si preparano a partire. E’ sempre un viaggio di commozione, fermento e preghiera, vissuto con molta fede e partecipazione. Ogni anno in tantissimi decidono di raggiungere Cutro.
Una festa dal sapore antico
La prima edizione celebrata risale al 1861 e l’unica volta che la festa non fu celebrata fu durante la seconda guerra mondiale. Proprio per ragioni belliche e dunque di sicurezza (così come accaduto nel corso dell’emergenza sanitaria legata alla diffusione del Covid 19) la liturgia venne infatti sospesa. Come è riportato in una nota scritta dall’allora Comitato Festa, la tradizione popolare narra che nel 1854 vi fu una forte siccità, che colpì le colture di cereali. I contadini si rivolsero ai frati del santuario affinché, grazie alle loro preghiere, il Santissimo Crocifisso mandasse la pioggia tanto desiderata. Monsignor Antonio Piterà, primicerio della collegiata decise così di portare la statua in processione per le vie del paese, in segno di penitenza, e al termine della processione, finalmente arrivò la pioggia e il raccolto fu salvato.
Gli abitanti gridarono subito al miracolo e da quel giorno per qualsiasi richiesta, anche e soprattutto personale, i fedeli iniziarono a rivolgersi al Cristo in Croce per chiedere grazie, miracoli ma anche solo speranza. In seguito, la festa del Santissimo Crocifisso è diventata la festa patronale del paese, celebrata ogni anno nella giornata del 3 maggio, preceduta da 9 giorni di preghiere, la cosiddetta “Nuvena”, tipica per le litanie in dialetto cutrese, in memoria delle penitenze che i cutresi e i frati francescani fecero per ricevere il così desiderato miracolo.
Inoltre, in ringraziamento per la grazia ricevuta fu deciso di celebrare ogni sette anni una festa speciale che dura dal 30 aprile al 3 maggio, con due processioni, nelle quali oltre al crocifisso vengono portate a spalla le statue di San Giuliano (ex patrono del paese), San Rocco (protettore dell’omonimo rione), San Giuseppe e la Beata Vergine assunta in cielo. La prima processione è di penitenza, accompagnata dal suono di marce funebri, e la seconda, invece, caratterizzata da segni di giubilo per il dono divino.
Suggestiva è anche la celebrazione del Settennale che chiama a raccolta migliaia di fedeli provenienti dall’intera Calabria. Una festa che vale la pena di vivere e che regala emozioni indimenticabili e che, soprattutto continua ad aprirsi alla città coinvolgendo i fedeli. L’ultimo settennale in ordine cronologico è stato celebrato nel 2016, con la grande festa dunque che, ricadendo nell’anno giubilare ha reso gli appuntamenti ancora più profondi.
Quella del Crocifisso è una festa fatta di legami, di tradizioni radicate nel cuore di intere generazioni. Uno dei momenti più intensi della festa che però si svolge solo in occasione del settennale è la calata con la processione del Crocifisso fino alla Chiesa Madre della S.S. Annunziata. Ogni sette anni c’è anche quella del ritorno alla Chiesa della Riforma.
Una devozione che parla di fede
Il 3 maggio la chiesa celebrava fino alla riforma del calendario liturgico, la Santa Croce. La ricorrenza si è poi spostata a settembre ma in tutti i Paesi in cui si celebra la festa del S.S. Crocifisso è ormai tradizione rendere onore alla Croce e al Cristo crocifisso il 3 maggio di ogni anno. E questa immagine della Croce che ricorre nella Bibbia, che è fisicamente presente nelle chiese di tutto il mondo ha davvero un significato profondo.
Lo ha detto anche Papa Francesco durante un Angelus: «Chi vuole conoscere Gesù – spiega il Santo Padre – deve guardare alla croce, dove si rivela la sua gloria»: «Il Vangelo ci invita a volgere il nostro sguardo al crocifisso, che non è un oggetto ornamentale o un accessorio di abbigliamento – a volte abusato! – ma è un segno religioso da contemplare e comprendere. Nell’immagine di Gesù crocifisso si svela il mistero della morte del Figlio come supremo atto di amore, fonte di vita e di salvezza per l’umanità di tutti i tempi. Nelle sue piaghe siamo stati guariti. Non dimenticatevi di questo: guardare il crocifisso, ma guardarlo dentro.
C’è questa bella devozione di pregare un Padre Nostro per ognuna delle cinque piaghe: quando preghiamo quel Padre Nostro, cerchiamo di entrare attraverso le piaghe di Gesù dentro, dentro, proprio al suo cuore. E lì impareremo la grande saggezza del mistero di Cristo, la grande saggezza della croce». Una saggezza che, sempre riportando le parole del Pontefice «non ci parla di sconfitta, di fallimento; ci parla di un Amore che sconfigge il male e il peccato».
Ma l’invito, in questa festa è quello di portare anche nel nostro corpo il morire di Gesù «affinchè sia manifesta in noi la sua resurrezione». Ed ecco che questa ricorrenza ci riporta alla vita quotidiana, quella fatta di ostacoli, turbolenze ma anche di gioia e di condivisione, quel tutto che scandisce la nostra vita, nella dimensione della croce assume un significato diverso e la resurrezione che è stata inoltre celebrata nei giorni scorsi durante la Santa Pasqua, diventa un invito a ricercare il bene anche nelle nostre comunità. Oggi più che mai, in questo terzo millennio si ha infatti bisogno di rinascere per far rinascere anche le nostre città.
I tre volti di Gesù
Una particolarità davvero suggestiva del Crocifisso, è rappresentata dalle tre diverse espressioni del volto riconoscibili a seconda dell’angolo da cui lo si osserva. E così si può ammirare il Cristo in agonia, Il Cristo Morto, Il Cristo che Sorride. Tre espressioni che osservate dal vivo emozionano e incantano. Gli studiosi hanno ritrovato questa caratteristica in altri crocifissi realizzate da Fra Umile da Petralia. Evidentemente era una cosa voluta già al momento della realizzazione. Un modo per rincuorare i fedeli della presenza di Cristo in ogni circostanza della loro vita e anche un modo per raccontare il cuore e i sentimenti del Figlio di Dio che si è fatto uomo. Proprio questa umanità colpisce i devoti. Gesù ha sofferto nel calvario e sulla Croce. Uno dei momenti più intensi della festa che però si svolge solo in occasione del settennale è la calata con la processione del Crocifisso fino alla Chiesa Madre della S.S. Annunziata.
Il Crocifisso di Frate Umile da Petralia
L’arte sacra di questo uomo dall’animo mite è molto conosciuta ed è tra le più studiate dagli esperti
Quella croce “gloriosa” che vuole rappresentare la sofferenza ma anche la vittoria sulla morte, attende i fedeli che, facendo ingresso nel Santuario della Città di Cutro si trovano davanti il volto di Cristo crocifisso, volto di dolore che incarna però la speranza, che emoziona e commuove. Simbolo di mistero e Passione, quella vera, raccontata dai libri storici e dalla Bibbia, simbolo della fede di un popolo che con devozione e umiltà si rivolge a quel volto.
L’immane bellezza di questa opera, conosciuta anche oltre i confini del territorio calabrese, è stata plasmata dalle mani, e sicuramente anche dalle preghiere, di Frate Umile da Petralia che ha realizzato anche altri crocifissi e statue – tra questi, l’Ecce Homo di Mesoraca -. Il Cristo di Cutro è uno dei più noti e anche l’unico ad avere una perla sospesa sulla punta del naso, una lacrima caduta dall’occhio sinistro, e per questo è stata sempre oggetto di studi. Si dice che comunque questa era l’immagine che Frate Umile da Petralia, «aveva nel cuore e nella mente». Si racconta che «il mistico artista, si accingeva a scolpire i suoi crocifissi in ginocchio, dopo aver meditato e vissuto dentro di sè i dolori della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo».
L’arte sacra di questo frate dall’animo mite, è molto conosciuta ed è tra le più studiate dagli esperti, ma è soprattutto molto apprezzata. Il Crocifisso di Cutro rappresenta dunque un grande e importante patrimonio per l’intero territorio visto che è stato anche decretato Monumento nazionale. Da quel volto la comunità dei fedeli trova la forza e il coraggio di abbracciare la croce, quella che lega i credenti a Cristo, che alimenta la fede e che indica il sentiero da seguire per la vita eterna. La Passione raccontata dal dolore di quel volto e dai segni delle percosse subite da Gesù durante il calvario. racchiudono e rappresentano la storia della salvezza dell’Uomo. E l’arte, nella sua inestimabile bellezza, rende tutto ancora più suggestivo. Una visione che tocca l’anima.